Pubblicato per la prima volta nel 1892, “Nada il giglio” è uno dei romanzi in assoluto più famosi di H.R. Haggard. Incentrato sulla figura semi-storica di Umslopogaas, figlio del celebre re Chaka Zulu (1787–1828), il romanzo è chiaramente ispirato alla lunga permanenza in Sudafrica dell’autore, con la particolarità di narrare una storia con soli personaggi africani. Il principe Umslopogaas è innamorato della donna più bella fra gli Zulu, Nada appunto, la quale è soprannominata “il giglio”: in un tripudio di magia tribale e spiritismo — che rispondono, chiaramente, al gusto vittoriano per l’esotico e il misterioso — il romanzo rappresenta non solo una storia estremamente affascinante, ma anche l’istantanea di un mondo remoto, tanto nel tempo quanto nello spazio.
Henry Rider Haggard (1856–1925) nasce a Bradenham, ottavo di dieci figli, in una famiglia di origini danesi. Su insistenza del padre, nel 1875, lavora come funzionario nel Foreign Office, per poi trasferirsi in Sudafrica come segretario, al seguito di alcune importanti autorità coloniali. Nonostante la laurea in legge — conseguita al ritorno in Inghilterra — Haggard coltiva da sempre il sogno di scrivere. Spronato anche dalla lettura de “L’isola del tesoro” di R.L. Stevenson, scrive e pubblica i primi racconti, ottenendo tuttavia un grande successo solo col suo primo romanzo “Le miniere di re Salomone” (1885). Considerato l’iniziatore di un vero e proprio genere, incentrato sulla ricerca di misteriosi “mondi perduti” nel bel mezzo dell’Africa, Haggard pubblicherà, da allora in poi, un numero sterminato di romanzi, fra i quali è doveroso citare “La figlia dell’uragano” (1913), “Il dio mostro” (1924) e, soprattutto, la tetralogia del Ciclo di Ayesha.