«E questo è il mondo nuovo a cui tu, artista dei quarant’anni, sei pervenuto dal tuo secolo di calma e di fierezza, la nuova scena che ti accoglie». Così si dice il protagonista di “Sinfonia alpestre” — racconto lungo, già pubblicato da Linati in Svizzera nel 1932 — un musicista che ha visto tramontare le proprie ambizioni con la Prima Guerra Mondiale. La presente edizione dell’opera, che raccoglie gli altri racconti “Gentiluomo contadino” e “Bellezza e amore”, potrebbe prendere in buona parte le mosse da questa frase. È infatti “Sinfonia alpestre” a dare il la (per restare in tema) a tutte le storie qui raccolte: in un mondo orfano di sé stesso, popolato da artisti, creativi, sfaccendati, è il Sublime a fare da contraltare alle miserie della vita. Che si tratti di quello che si riflette nell’opera d’ingegno umano, nell’arte, oppure nella sconvolgente bellezza della Natura…
Carlo Linati (1878–1949) nasce a Como da una famiglia originaria di Gravedona. Laureatosi in legge all’Università di Parma (1906), esercita brevemente la professione di avvocato a Milano. In quegli stessi anni inizia ad ottenere un certo successo anche come scrittore, dapprima con la stesura di racconti e romanzi allegorici, poi, soprattutto, con i suoi celebri resoconti di viaggio: collaborando col Touring Club Italiano, Linati girerà infatti l’Europa con i più svariati mezzi, pubblicando vari reportage sulle principali testate italiane. Estremamente legato alla sua terra — celebrata in romanzi come, ad esempio, “Cantalupa” — Linati si distingue anche come brillante traduttore di James Joyce, con cui intrattenne un lungo rapporto di amicizia.