Il romanzo “A Birobidžan io ci sono nato” descrive – in modo leggero e quasi ironico – le avventure e le peripezie di una famiglia di ebrei askenaziti (per un periodo di 100 anni circa, dal 1862 al 1962) i cui avi, fuggiti via dalla Germania dopo il 1500, si erano stabiliti in Polonia. Da lì furono dapprima esiliati nella Russia siberiana, sotto il regime di Alessandro II, e poi ancora a Birobidžan, appunto, nel 1928. Protagonista del romanzo è il giovane cinico, ironico, freddo e distaccato calcolatore Isaac Kaluv, impiegato d'ordine del servizio telegrafico di Stato – ma in realtà al servizio del KGB – ed ultimo discendente in linea retta di questa complessa storia familiare.