Dato alle stampe nel 1880, “La cartella N. 4” raccoglie una serie di brevi scritti, caratterizzati da un forte lirismo, che la Marchesa Colombi scrisse nell’arco dell’anno precedente. Come illustrato vivacemente dalla stessa autrice nel testo introduttivo — «Capo d’anno” — il titolo fa riferimento alla sua abitudine di raccogliere i propri racconti da pubblicare in cartelle annuali, utili anche a poter presentare puntualmente a un editore quanto basta per guadagnare i soldi necessari a fare i regali di Natale. In una sorta di precoce (e modernissimo!) esperimento metaletterario, a cavallo fra finzione narrativa e realismo, l’autrice ci cala quindi nel proprio universo quotidiano, celandosi nei propri stessi personaggi, ma senza mai abbandonare la schiettezza che l’ha consacrata come una delle scrittrici più importanti della storia letteraria italiana.
Maria Antonietta Torriani (1840–1920) nasce a Novara. Ottenuto il diploma di maestra elementare, si trasferisce a Milano (1868), dove si dedica alla pittura e, soprattutto, alla scrittura. Stretta amicizia con Anna Maria Mozzoni, inizia un’intensa attività di attivismo protofemminista, collaborando con il Giornale delle Donne e curando il saggio «Della letteratura nell’educazione femminile” (1871). Candidatasi per collaborare al settimanale «L’Illustrazione Universale”, vi conosce il redattore Eugenio Torelli Vollier, che sposa nel 1875. Per anni scriverà sul Corriere della Sera, fondato proprio da suo marito. Con i suoi maggiori romanzi, fra cui si possono citare “La vita in famiglia” (1881) e “Cara speranza” (1888), la “Marchesa Colombi” — pseudonimo tratto da una commedia di Paolo Ferrari — ha ottenuto un grande successo di pubblico, venendo riscoperta anche dalla critica con la riedizione di “Un matrimonio di provincia”, curata nel 1973 da Natalia Ginzburg e Italo Calvino.