Cosa accade quando nove scrittori si incontrano con i ragazzi dell'Istituto Penitenziario Minorile di Nisida? Nasce la “Grammatica di Nisida”.
La parola magica a Nisida è libertà e tutti gli aggettivi e gli avverbi che si porta dietro. Esercizio di grammatica della libertà hanno fatto i giovani di Nisida con gli scrittori che sono entrati in quella prigione di ragazzi, per farsi più liberi insieme a loro.
Hanno preso parole e grammatica. Ci hanno messo dentro le loro vite — quelle dei ragazzi —, la loro parlata sincera e felicemente contaminata, hanno provato a staccarsi da se stessi — gli scrittori, dico — e hanno fatto un racconto che prende lingua, bocche e pensieri dei giovani che hanno incontrato e tutto gli restituisce in forma di narrazione.
Hanno preso sentimenti, denti, sguardi e strette di mano per farne voci narranti, storie urlate, sussurrate, affermate, sottintese, strappate a forza oppure accolte con delicatezza sui fogli, segnate con decisione con la punta della matita, senza cedere alla tentazione di cancellare, annullare, far finta che tanta vita — tanta innocenza
unita a crudele cinismo e annodata al disincanto — non esista.
I ragazzi di Nisida ci sono, tutti interi. Prendono le parole e le masticano. Qualcuna la sputano. Molte se le tengono e ne fanno pensiero e sentimento. Ne fanno grammatica, che si offre a chi legge questa raccolta di racconti e impone di non restare indifferenti. Non si può. Proprio non si può.
(Dalla Prefazione di Luisa Mattia)