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Olga Solmi

Sport estremo: dal rischio intrinseco alla motivazione

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“Si chiama Alex Thor, ha 32 anni, è norvegese e sta conquistando i cieli del mondo intero. Si arrampica sugli edifici più alti e si lancia con il suo paracadute, con cui ormai ha fatto più di 220 lanci. Dopo aver sfidato la Tour Eiffel, adesso si è spostato a New York, dove ha scalato prima l’Empire State Building, poi il Chrysler. I suoi stanno passando alla storia come “voli d’angelo”: lui sale, vola, e, quando arriva a terra, sparisce. […] per stupire, Alex Thor non ha attrezzature iper-tecnologiche, si fida di quello che sa fare, senza altri supporti o particolari accorgimenti di sicurezza. […] vuol dare l’impressione che tutto sia un sogno. Non si prepara troppo in anticipo, e poi deve essere veloce e non farsi trovare. È lì che contano l’arte e l’esperienza. Quando va a fare le sue spericolate esibizioni, sale sugli edifici, cercando di passare inosservato: arriva giù, di lui non c’è più traccia, se non il ricordo di qualche fortunato e casuale spettatore. Adesso stanno cercando di prevenire i suoi prossimi show, che ovviamente non hanno date fissate, né orari, né tantomeno biglietti da comprare. Qualcuno si aspetta di vedere il volo dell’angelo dal grattacielo di un’altra città americana, qualcun altro se lo aspetta da un piccolo aereo che magari voli basso, appena sopra gli edifici. Sarà di certo una nuova sorpresa!”
Quest’articolo ha dell’incredibile, non solo perché ciò che descrive è reale, ma soprattutto perché Alex Thor Kappfjell muore circa un anno dopo la pubblicazione di questo stesso articolo, precisamente il 5 luglio 1999 durante un salto dalla montagna Kjera in Norvegia a causa di un improvviso banco di nebbia. Alex Thor Kappfjell Aveva ancora 32 anni.
Appare quindi quasi curioso osservare come, mentre viviamo in una società sempre più attenta, preoccupata, forse ossessionata dalla ricerca di sicurezza e di misure di controllo, siano sempre più evidenti questi comportamenti individuali (anche collettivi) volti alla ricerca di rischio. Anche se è difficile nascondere comunque l'ammirazione per gli atleti estremi, inevitabilmente ci si chiede quale sia la vera motivazione che li spinge a scalare una parete rocciosa in assenza di sicurezza o lanciarsi da un aereo per aprire il paracadute solo all’ultimo improrogabile istante.
Il tema di ricerca del presente ebook è proprio incentrato su questo, ovvero sulla figura del ”sensation seeker” o “cacciatore di emozioni estreme”, così come ampiamente evidenziato e descritto all'interno degli studi condotti da Marvin Zuckerman.
Se volete quindi conoscere quali siano le reali motivazioni che portano un individuo ad esporsi in prove sempre più rischiose mettendo a repentaglio la sua vita o comprendere le ragioni che spingono una persona a praticare uno sport estremo non potete fare a meno di leggere “Sport estremo: dal rischio intrinseco alla motivazione”.
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