Butter brain è la storia di una ventenne, del suo corso di studi in medicina, dei suoi frequenti attacchi di panico, della sua epilessia, dei suoi dubbi, e di tutte le altre questioni che i vent’anni portano con sé, compresi dio, l’amore, la solitudine,l’incomunicabilità, la paura, la società, cosa impone e chi ne fa parte.
Il racconto si sviluppa attraverso l’artificio del flash back, che ripercorre i fatti in modo sequenziale sotto forma di diario, durante un lancio in paracadute.
La protagonista è una ragazza sarcastica, ironica, malinconica che affronta lo studio in medicina con meraviglia per la perfezione dell’anatomia del creato, rinnegazione per la figura taumaturgica dei medici ( e quanto ne possano beneficiare) e sbigottimento di fronte alla morte.
Vive l’amore con il distacco apparente che la sua indole derisoria le impone, si circonda di poche persone fidate, crede nell’alcool e lascia insinuare il dubbio.
Soffre di attacchi di panico e di una forma di epilessia, che alle volte si manifesta apertamente con attacchi violenti, mentre altre, sotto forma di allucinazioni visive e sensibili (distorsione degli oggetti, allucinazioni macroscopiche e microscopiche), conosciute sotto il nome di sindrome di alice nelle meraviglie.
Questa condizione implica l’inaffidabilità delle proprie capacità discriminanti della realtà e pone definitivamente Judith al centro di una battaglia all’ultimo sangue col proprio cervello.