Guy de Maupassant, discepolo ideale di Flaubert, scrisse più di 300 tra racconti e novelle brevi, nella stragrande maggioranza dei casi tutti nel corso degli anni '80 del secolo; tranne pochissime eccezioni questi, prima d'esser pubblicati in volume vennero stampati singolarmente su giornali quotidiani d'importante tiratura dell'epoca, quali Le Gaulois, Gil Blas e Le Figaro. I suoi racconti ed i suoi romanzi nascono spesso dal disgusto nei confronti dell'ipocrisia, dell'opportunismo, del meschino egoismo della piccola borghesia. Per contro, Maupassant mostra una sensibilità costante verso i tormenti cui sono sottoposti i deboli, coloro che non si possono difendere dalla stupida, ottusa crudeltà dei “benpensanti”. Ed ecco comparire in primo piano il mendicante, la prostituta, l'animale, disprezzati e condannati a soffrire senza che nessuno si curi della loro sorte. Le sue novelle si contraddistinguono per lo stile secco, sintetico, e per la lucidità con cui i temi sono sviluppati. Maupassant eccelle nella costruzione dell'intreccio. La sua espressività si identifica con quella della fotografia (che alla fine dell'Ottocento stava raggiungendo livelli di grande maturità): gli sono sufficienti poche pagine per fissare in modo straordinariamente incisivo le caratteristiche di una vita intera. Il suo stile sceglie quindi la sintesi piuttosto che l'analisi. In questo egli prende le distanze rispetto agli scrittori naturalisti suoi contemporanei.